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Quando Pinochet ingannò Papa Woytila

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Roma - Papa Wojtyla non sapeva affatto che sarebbe apparso al popolo cileno nella capitale Santiago dal balcone centrale del palazzo de La Moneda e avendo al suo fianco il dittatore Augusto Pinochet.

Fu una sorta di «trappola» quella che venne tesa al Pontefice, che all’improvviso si ritrovò sul quel balcone, e quell’immagine fece il giro del mondo suscitando molteplici perplessità considerando che era in compagnia di Pinochet e dal balcone del palazzo teatro della resistenza di Salvador Allende.

C’è anche questo nel libro di Antonio Preziosi «Immortale. Da Lolek a San Giovanni Paolo II, la grande storia di un uomo venuto da lontano» presentato oggi presso la Sala delle Bandiere della Rappresentanza italiana del Parlamento Europeo, a Roma. Preziosi racconta - dopo un certosino lavoro di acquisizione di notizie e documentazione - che quel giorno Woytyla, con a fianco Pinochet, venne accompagnato fino a ridosso di una tenda nera, senza immaginare cosa ci fosse dietro di essa.

La tenda venne aperta e il Pontefice, e quindi anche il dittatore, si ritrovarono fianco a fianco su quel balcone che affacciava sulla piazza centrale di Santiago del Cile dov’era raccolta una moltitudine di gente. E - scrive Preziosi, e l’ha raccontato oggi - si sente nei documenti audiovideo dell’epoca il cronista di Palazzo, e quindi del regime, dire “fuori dal protocollo e dal programma ecco il Papa sul balcone...”.

È smentita dunque la ricostruzione che negli anni è stata dominante. Nel libro anche alcuni particolari sull’immediato post-attentato a Wojtyla: a un certo punto andò in tilt la sirena dell’autoambulanza che trasportava il Papa al Policlinico Gemelli e il mezzo di soccorso rischiò di rimanere imbottigliato nel traffico, quel 13 maggio 1981.

Non solo. In ospedale il Papa ferito venne portato direttamente nell’appartamento pontificio e non invece in sala operatoria, e fu il professor Renato Buzzonetti, medico personale di Wojtyla, a rimediare all’errore disponendone l’immediato trasferimento in sala operatoria. Dove però per arrivarci fu necessario sfondare a calci alcune porte che erano chiuse e non si trovavano le chiavi per aprirle.

Un altro particolare che il libro di Preziosi riporta: quando si svegliò dall’anestesia dopo l’intervento chirurgico, Wojtyla commentò «mi hanno fatto come a Bachelet...», non si sa bene se volesse dire che era stato vittima di un attentato come il suo amico professore ucciso sulle scale dell’università o se volesse intendere all’azione di un gruppo terroristico come matrice dell’attentato.

E sempre a proposito dell’agguato, c’è il mistero del percorso “a zeta” del proiettile nel corpo del Papa, come se una mano l’avesse guidato e fatto in modo che non toccasse organi vitali penetrando nell’intestino.

Come pure c’è il mistero della presenza di una seconda suora in quei momenti drammatici in piazza San Pietro: non solo dunque quella che placcò Ali Agca impedendogli al fuga, ma anche un’altra che diede un colpo alla mano del turco mentre sparava e facendo così in modo che l’arma si abbassasse di quel tanto che impedì al proiettile di arrivare al cuore di Wojtyla, nella cui direzione l’arma era puntata.

Per Preziosi, «varrebbe un libro soltanto quanto accaduto in piazza quel 13 maggio 1981...». Nel libro si parla anche di Costituzione europea, ovvero di un incontro tra Giscard d’Estaing e Wojtyla, con il Papa che gli chiede di inserire nel testo il riconoscimento delle radici giudaico-cristiane dell’Europa, ma il presidente francese gli rispose di lasciar perdere, gli disse che qualcuno la pensava diversamente.

E alla domanda del Papa di chi si trattasse, Giscard lasciò cadere la cosa. E monsignor Fisichella oggi nel corso del dibattito ha aggiunto che in precedenza anche un politico italiano, del quale però non ha fatto il nome, aveva ricevuto una lettera dove l’argomento veniva affrontato e dove veniva richiesto di introdurre quel passaggio nella Costituzione europea, ma già in questo caso tutto venne lasciato cadere.

Il dibattito di oggi ha evidenziato il ruolo di Wojtyla nel dialogo interreligioso, e Di Segni ha rilevato come c’è chi ha aperto le porte e chi invece ancora no, riferimento evidente all’Islam. È stata anche l’occasione per parlare del prossimo Giubileo straordinario, il Giubileo della Misericordia, e qui mons. Fisichella è stato diplomatico, dicendo sostanzialmente che il Vaticano e la diocesi di Roma è pronta, e ora si aspettano gli altri, ovvero governo e capitale, senza quindi esprimere uan bocciatura o una promozione su quanto finora fatto dalle istituzioni italiane.

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